LUDILANDIA

I SOPRAVVISSUTI

Queste righe sono riprese da una di quelle tante E-mail che circolano sui siti internet e mostrano una recente realtà infantile minata da una tragica involuzione dei costumi guidata dalle persone più vuote o insicure che concepiscono solo le condizioni di estrema sicurezza e dove i soggetti più lontani dall’infanzia fanno scuola e piegano la maggioranza al nulla ed i costumi al vuoto.

Ogni qualvolta avviene un fatto negativo o un incidente, ne consegue una campagna repressiva ed il tutto si uniforma al peggio: i risultati sono devastanti per l’infanzia perché la scuola ed i docenti divengono paurosi e passivi e si tagliano l’esperienze: non si fanno più uscite, non si fanno più feste, non si accettano i dolci dei genitori, non si gioca più attivamente, non si usano più tanti materiali; il tutto viene ovattato in un ambiente surreale fatto di insicuri equilibri su fili tesi al di sopra di un mondo ostile.

“Se eri un bambino negli anni 50, 60 o 70 …….come hai fatto a sopravvivere?

Non avevamo chiusure di sicurezza nelle confezioni di medicinali.

Quando andavamo in bicicletta non portavamo il casco.

Bevevamo l’acqua dal tubo del giardino, invece che dalla bottiglia dell’acqua minerale………..

Trascorrevamo ore ed ore a costruire carretti a rotelle ed i fortunati che avevano strade in discesa si lanciavano e………a metà corsa ricordavano di non avere freni. Dopo vari scontri imparavamo a risolvere il problema: noi ci scontravamo con i cespugli, non con le auto!

Uscivamo a giocare con l’unico obbligo di rientrare prima del tramonto.

La scuola durava fino a mezzogiorno, arrivavamo a casa per pranzo. Non avevamo cellulari….cosicché nessuno poteva rintracciarci. Impensabile.

Ci tagliavamo, ci rompevamo un osso, perdevamo un dente, ma non c’era alcuna denuncia per questi incidenti. La colpa non era di nessuno se non di noi stessi.

Mangiavamo biscotti, pane e burro, bevevamo bibite zuccherate e non avevamo mai problemi di soprappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare…..

Condividevamo una bibita in quattro bevendo dalla stessa bottiglia e nessuno moriva per questo.

Non avevamo Playstation, Nintendo 64, X box, Videogiochi, Televisione via cavo con 99 canali, videoregistratori, dolby surround, cellulari personali, computers, chatroom su internet……..invece AVEVAMO AMICI.

Uscivamo, montavamo in bicicletta o camminavamo fino a casa dell’amico, suonavamo il campanello o semplicemente entravamo senza bussare e lui era lì e uscivamo per giocare.

Si! Li fuori! Nel mondo crudele! Senza un guardiano! Come abbiamo fatto?

Facevamo giochi con bastoni e palline, si formavano delle squadre per giocare; non tutti venivano scelti e gli scartati non subivano alcuna delusione che si trasformava in trauma.

Alcuni studenti non erano brillanti come altri e quando perdevano un anno lo ripetevano. Nessuno andava dallo psicologo, dallo psicopedagogo, nessuno soffriva di dislessia, né di problemi di attenzione, né di iperattività: semplicemente ripeteva ed aveva una seconda opportunità.

Avevamo libertà, fallimenti, successi, responsabilità ed ….imparavamo a gestirli.

La Grande Domanda è:
Come abbiamo fatto a sopravvivere?